La Primula Palinuri

Questo gioiellino è il simbolo del nostro parco, il parco più grande d’Italia, il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni.

Ma tra tanti fiori, perchè proprio “LEI”?

Prima di tutto perchè ha la peculiarità di essere una specie endemica e di fatto la si trova solo in alcuni tratti della costa tirrenica, in Basilicata e Calabria e lungo la nostra spettacolare costa, soprattutto sul Capo Palinuro e a Baia degli Infreschi, a Marina di Camerota.

Poi, perchè è considerata un paleoendemismo, cioè come un fossile vivente, la sola specie nella famiglia delle primule sopravvissuta alle glaciazioni di circa due milioni e mezzo di anni fa che interessarono la montagne dell’Italia meridionale. Infatti l’habitat delle primule non è il tratto costiero, ma questa specie si è adattata alla nostra costa, privilegiando l’esposizione a Nord ed un altitudine di circa 200 mt.. Proprio perchè non ama il caldo, fiorisce già in inverno, da Gennaio, ed in questo mese, una passeggiata sul Capo Palinuro o a Baia degli Infreschi regala di sicuro l’emozione di goderne lo spettacolo, anzi, un duplice spettacolo: la primula ed il superbo paesaggio di questo tratto di costiera cilentana che la accoglie con rispetto e con orgoglio.

Piccola, fragile e molto bella: ha le foglie carnose e con i bordi dentati; i fiori, dal delicato profumo, numerosi, di colore giallo intenso e dal calice bianco, sono posti alla sommità di uno stelo alto 15-20 cm circa.

La Primula Palinuri, rarissima e in via di estinzione, è una specie protetta a livello regionale e comunitario. Pensate che nel 1985 le Poste Italiane le dedicarono un francobollo nella serie “ Flora da Salvare”.

Fu scoperta la prima volta dal medico, naturalista e botanico napoletano Fabio Colonna il quale però non le dette il nome ufficiale. Fu lui a fornirci la prima rappresentazione nel 1592 nel suo trattato botanico “Phitobasanos”  nella tab. V.: il suo nome è Alisma; a sinistra appare il nome in greco; vi è poi un’accurata descrizione: “…in Palinuri rupibus humidis frequens” che tradotto significa “frequente sulle rupi umide di Palinuro”.

Questa precisa collocazione fa supporre che il disegno sia stato eseguito proprio sul posto!

Ma perchè poi darle il nome Alisma?

Perchè in questa pianta il Colonna riconosce le caratteristiche della primula che scopri’ a Palinuro, come ad esempio anche il fatto di essere acquatica- e la Primula Palinuri cresce nei pressi del mare-e di tale specie si parla in quelli che erano allora i tre testi botanici di riferimento, considerando che all’epoca non c’era un’ampia bibliografia sulla materia.

Ed eccoli elencati:

 -Il trattato datato al IV sec. a.C.“De Historia Plantarum”, di Teophrasto, allievo e successore di Aristotele;

 -il “De Materia Medica”, un trattato di farmacopea in cinque volumi scritti nel I sec. d.C. dal chirurgo greco al servizio dell’esercito di Nerone, tale Dioscoride Pedanio da Anazarbos in Cilicia il quale, tra i possibili utilizzi dell’Alisma suggeriva anche questo: ”il peso di una dracma di radice bevuta col vino è utile contro il veleno sia delle rane che delle lepri di mare”!;

-il trattato “ Naturalis Historia” di Plinio il Vecchio, sempre I sec. d. C. in cui parla dell’ Alisma nel Lib. 25 al c. 10.

Ed allora questo equivoco andò avanti per secoli: il Petagna pur riconoscendo nell’ Alisma una primula, continuò a classificarla come tale!

Poi finalmente nel ‘700 la riscoperta ed il nome “Primula Palinuri” da parte del botanico Vincenzo Petagna, anche egli napoletano che, mentre stava navigando per la Calabria, approdando in una delle insenature lungo la costa degli Infreschi la scorse splendida tra le fenditure della roccia.

“LEI”, un prezioso gioiello della natura che va assolutamente protetto!